Si parla sempre più spesso di gioco d’azzardo, in riferimento ad un fenomeno molto diffuso che spesso viene preso sottogamba. Nei racconti dei cosiddetti gamblers, il desiderio di tentare la fortuna nasce quasi sempre per caso, e finisce per dare origine ad un circolo che spesso diventa inarrestabile.
Il Gioco d’Azzardo Patologico, definito anche con la sigla GAP è un disturbo psichiatrico, catalogato nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM).
La V edizione del manuale lo definisce come “il persistente e ricorrente comportamento problematico di gioco d’azzardo che comporta difficoltà o disagio clinicamente significativi”
La dipendenza da gioco d’azzardo, al pari delle dipendenze da alcol o sostanze, si attiva attraverso meccanismi di esaltazione e piacere immediato: il gioco sollecita infatti le aree cerebrali coinvolte nel sistema della ricompensa, spingendo il giocatore a cercare ancora ed ancora la stessa sensazione.
Inoltre, periodi di particolare stress, quali ad esempio difficoltà sul lavoro, incomprensioni familiari o problemi connessi alla malattia di un familiare ecc., tendono ad accentuare la propensione al gioco, che può trasformarsi in una sorta di compensazione dell’insoddisfazione scaturita da tali contesti.
Non è difficile riconoscere quanto questa particolare forma di dipendenza sia rischiosa, soprattutto in termini di deterioramento dei legami. Si innescano infatti diversi meccanismi che pongono pian piano il giocatore in una sorta di trappola fatta di sospetto e incomprensioni, isolandolo sempre più.
Se per la persona dipendente risulta difficile riconoscere la propria patologia, anche per i suoi familiari spesso è complesso discriminare il limite e individuare quei segnali inequivocabili che contraddistinguono la patologia.
Alcuni dei segnali inequivocabili che indicano la presenza di questa patologia sono:
- La tendenza a giocare spesso (due, tre volte a settimana)
- L’esaltazione in merito a scommesse che implicano anche un alto rischio di perdita
- Uno stato depressivo profondo in seguito alla perdita
- Il tentativo di nascondere la frequenza delle scommesse e le perdite subite
- L’incapacità di fermarsi
- La sensazione che il gioco possa essere una fuga dalla quotidianità
- La negazione del problema
- Il preferire il gioco ad altre attività della propria vita
Fermarsi a riflettere ed osservare il comportamento di chi ci sta attorno è il primo passo per promuovere benessere ed aiutare chi soffre di dipendenza da gioco d’azzardo a riconoscere le proprie difficoltà e a chiedere un aiuto specifico.
Alessia Cuccurullo
Psicologa e Psicoterapeuta
APS Newid