Coming out. Come aiutare un amico o un parente a svelare il proprio orientamento sessuale

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Il coming out è il termine con il quale si indica lo svelamento e la condivisione volontaria, di una persona omo/bisessuale del proprio orientamento. Una persona eterosessuale parla del suo amore e della vita sentimentale senza pensarci su. Una persona gay o lesbica, nella maggior parte dei casi, affronta con difficoltà tale momento a causa del timore di non esser accettato, di esser criticato o addirittura allontanato.

Il coming out, talvolta, sembra essere ancora più difficile con familiari e con cari amici. Presentarsi nuovamente ad una persona che dovrebbe conoscerti al 100% o quasi non è semplice. Tutto ciò può esser reso ancora più complesso da atteggiamenti omofobi o facilitato da piccoli gesti accoglienti e di apertura.

Quattro piccoli consigli per poter essere accoglienti e facilitare il coming out.

Possiamo intuire una difficoltà nel condividere il proprio orientamento o possiamo assumere questi consigli come generali e da applicare ad ogni persona con la quale ci rapportiamo visto che non lo possiamo (e non lo dobbiamo per forza) sapere!

  • Non usare parole omofobe

Utilizzare parole come “frocio”, “ricchione”, “femminiello”, “mascolone”, seppure in maniera scherzosa e bonaria, è sintomo di omofobia. Ascoltare questi termini, anche se non rivolti a se, può ferire una persona omosessuale. In molti casi crea chiusura e reticenza verso la società, complicando il processo di coming out.

  • Portare esempi di persone omosessuali che vivono le loro storie sentimentali 

In una società eteronormaiva, cioè dove l’unica coppia possibile è uomo-donna, l’omosessualità è vista, nei migliori dei casi,  come una stranezza o come una cosa poco comune, nei peggiori come una cosa sbagliata o malattia. In questo contesto vivere esperienze con coppie omosessuali può rappresentare un’ottima risorsa. Ascoltare un amico o un parente che parla di amici gay e dei loro compagni, così come lo fa della sua storica coppia di amici etero, facilita la condivisione ed il coming out.

  • Non usare il femminile o il maschile nel fare domande

Riferirsi ad una persona, facendo delle domande rispetto alla relazione sentimentale,  con le parole “fidanzato/a”, “uomo”, “donna”, “lei”, “lui” ecc, implica sottintendere l’orientamento sessuale della persona davanti a noi. Tale comportamento rende più complesso il coming out poiché la persona omosessuale dovrà, non solo comunicarti di essere omosessuale, ma anche smentire la tua idea di lei come omosessuale.

  • Evitare frasi legate a stereotipi di genere

“Marco, immagino come sia difficile essere tua moglie!”, “Martina, ti sei fatta i capelli a maschiaccio!”, “Andrea, guidi come un ricchione!” ecc, sono degli esempi di frasi caratterizzate da stereotipi di genere. È spontaneo esprimersi così, in alcuni casi non c’è ne malizia ne cattiveria, ma nonostante ciò esprimono un pensiero critico nei confronti dell’omosessualità. Come nel caso precedente delle domande, anche in questo caso utilizzare tali frasi non facilita il coming out. Una persona omosessuale può sentirsi non compreso e non accettato.

Le relazioni umane non sono mai semplici, specialmente in famiglia e tra amici, ma sono sicuramente arricchenti. Comprendere che le differenze che abbiamo tra noi sono una risorsa e una fonte di crescita, può essere la base di un comportamento accogliente.

Piccoli gesti possono far sentire l’altro accolto e libero.

Gabriella De Simone

Psicologa e Psicoterapeuta

APS Newid