Il suo nome è omofobia: l’avversione e il disprezzo nei confronti di persone omosessuali o ritenute tali.
Numerosi sono i fatti di cronaca in cui le vittime sono giovani ragazzi derisi, discriminati e aggrediti fisicamente a causa del loro orientamento sessuale.
L’omofobia si esprime attraverso atti di bullismo, isolamento, violenza e umiliazione. Le conseguenze sulla vittima sono molteplici: sensi di colpa, dolore, disperazione e, in alcuni casi, anche disprezzo verso se stessi, fino ad arrivare a togliersi la vita.
È impossibile dimenticare il caso di Andrea Spezzacatena, il quindicenne schernito come “il ragazzo dai pantaloni rosa”. Pantaloni che sono stati al centro di mesi di derisioni e di cyber-bullismo: è stato additato come gay – forse senza neanche esserlo – addirittura su un profilo Facebook. Fu così che il 20 novembre del 2012 decise di farla finita, legandosi in casa una sciarpa al collo.
Gli anni passano ma, purtroppo, l’omofobia persiste e spesso lo scenario della violenza è la famiglia. Siamo in provincia di Napoli e un giovanissimo ragazzo di 14 anni, dopo diversi mesi di violenze e sevizie da parte dei familiari perché gay, ha denunciato di aver subito terribili violenze in famiglia.
Vittime di omofobia sono anche le coppie omosessuali, un esempio è il caso di Andrea e Angelo, ormai sposati da circa tre anni. Nello scorso agosto in piazza Bra a Verona i due uomini sono stati insultati (“Froci”) e aggrediti fino ad arrivare ad un tragico episodio che li ha coinvolti durante la notte. Erano le due quando, sentendo dei rumori fuori casa i due aprirono la porta della villetta, trovandosi di fronte un’ombra (un uomo alto e scuro) che gli lanciò addosso della benzina. Sui muri di casa e sul finestrino della loro macchina c’erano le seguenti scritte: “Culattoni bruciate” e “Vi metteremo tutti nelle camere a gas”.
Questi sono solo alcuni dei tragici episodi che sono accaduti e che accadono quotidianamente nelle nostre città.
La morte rappresenta l’ultimo gradino tra le conseguenze, ma ciò che caratterizza le persone omosessuali, o ritenute tali, è una dimensione di stress continuativo, macro e micro traumatico, conseguenza di ambienti ostili o indifferenti, di episodi di stigmatizzazione e di violenza.
Il pregiudizio e la discriminazione risultano essere fattori rilevanti e misurabili di stress. Essere vittima del disprezzo sociale da parte dei pari e della famiglia è all’origine di sentimenti di disistima, di conflittualità personale e di stress psicosociale che a loro volta sarebbero associati a comportamenti di disadattamento e svalorizzazione della salute personale.
È evidente, quindi, la necessità di contrastare e combattere tale fenomeno, denunciandolo e chiamandolo con il nome giusto “omofobia”.