Continuando il nostro il viaggio nei disturbi specifici dell’apprendimento, parliamo ora della disgrafia.
La disgrafia è un disturbo della grafia intesa come abilità grafo-motoria.
si tratta di una differenza di apprendimento basato sulla lingua che colpisce la forma scritta in misura lieve, media o severa. Non bisogna confonderla però con la disortografia, disturbo invece dell’abilità di codifica fonologica e competenza ortografica.
Anche se, come gli altri DSA, può essere difficile da individuare nei primi anni di età scolastica, ha alcuni segni caratteristici, come la difficoltà nel tenere correttamente una penna o una matita in mano e nel formare lettere o numeri. I bambini disgrafici potrebbero avere problemi non solo ad esprimersi per iscritto, ma anche nell’organizzazione delle idee, nell’uso corretto della punteggiatura e/o nell’incolonnamento di cifre.
Infatti, come si può notare dalla prima immagine, lo spazio lasciato tra una parola e l’altra può essere irregolare, così come la dimensione delle lettere, che potranno fuoriuscire dai margini: anche per questo i bambini preferiscono evitare attività di copia di un testo o di disegno.
Capire come le linee e le curve si combinano per formare le lettere può risultare difficile per un disgrafico, tanto da non permettergli di scrivere tutte le lettere uguali: quelle in minuscolo risultano più complicate e impegnative.
Un’altra difficoltà per i disgrafici è proprio nell’atto dello scrivere: la maggior parte di loro tende a posizionare polso e gomito in maniera goffa, così come l’impugnatura della penna. La carta, poi, durante la scrittura tende spesso a scivolare, portandoli ad aggravare posizione e postura.
Il bambino con disgrafia può risultare impacciato, in difficoltà con alcuni compiti di motricità fine e sembrare, anche intorno ai 10/11 anni, poco organizzato nella gestione del materiale e del lavoro autonomo.
Poiché i disgrafici sono consapevoli delle proprie difficoltà, potrebbero opporsi al completamento di un lavoro e anche all’eventuale partecipazione a progetti di gruppo. Per evitare questo è importante che eventuali caratteristiche disgrafiche vengano individuate il prima possibile, così da evitare l’insorgere di una bassa autostima, che li potrebbe portare a credere di non essere capaci o “intelligenti”. C’è da tener presente che però i disgrafici possono essere grandi lettori, per questo la differenza tra prestazione orale e scritta può essere associata erroneamente a pigrizia e non ad una difficoltà nella scrittura, andando così a danneggiare ulteriormente l’autostima del bambino.
Può migliorare un disgrafico?
La prestazione sul piano grafico può migliorare con il tempo, grazie all’intervento di figure esperte, come ad esempio l’insegnante che dovrebbe accogliere le difficoltà e garantire al bambino aiuto attraverso un affiancamento costante. Utile può essere l’utilizzo di un Computer per la scrittura di numeri, per il disegno di grafici e per il disegno di cartine geografiche. Ancora, durante le lezioni, potrebbe essere utile sollevare il bambino da richieste grafiche proponendogli verifiche a risposta chiusa, o con schemi da riempire e numeri già incolonnati.
Sabina Colomba Liguori
Psicologa, Psicoterapeuta
Associazione Newid