Si parla sempre più spesso di salute mentale anche sui social network, che negli ultimi tempi si sono popolati di contenuti sempre più legati al mondo “psi”.
Parole quali “narcisismo”, “depressione”, “neurodivergenze” hanno invaso i principali media attraverso video, soprattutto su TikTok e Instagram, che ne descrivono le caratteristiche principali e arrivano, talvolta, a fare delle vere e proprie diagnosi in pochi minuti.
Ma si tratta di contenuti attendibili?
Credo sia importante fermarci a pensare agli aspetti positivi di questa diffusione di contenuti, così come ai possibili danni che essa può causare.
La facilità di accesso ai social costituisce un punto di forza, se consideriamo che il tema della salute mentale è stato per molto tempo ignorato o spesso considerato un tabù. Ma vale la pena di parlarne evitando banalizzazioni, che possono diventare un boomerang in termini di disinformazione.
Chiunque si sia imbattuto in contenuti di questo tipo ha sicuramente, con molta facilità, ritrovato nei sintomi elencati elementi di vicinanza, iniziando così ad immedesimarsi e correndo il rischio di confondere aspetti comuni con vere e proprie sintomatologie . Vale la pena ricordare che non è così semplice e immediato diagnosticare un disturbo mentale o una neurodivergenza e che, anche per i professionisti, è necessario un lavoro approfondito, che mette insieme i sintomi e la storia del soggetto.
Se la diffusione di questi contenuti facilita, quindi, il dialogo sulla salute mentale, aiutando anche a normalizzarne alcuni aspetti, il trattare talvolta con leggerezza e in modo frivolo temi così importanti crea un danno sulla reale informazione in merito, oltre che provocare dolore a chi soffre realmente quelle difficoltà. Il rischio, poi, è anche la banalizzazione di un linguaggio specifico, che può portare a banalizzare le diagnosi, trascurandone gli effetti.
Se i social sono uno strumento efficace di scambio di informazioni, appare allora fondamentale fornire prima di tutto gli strumenti che aiutino a contestualizzare quelle date informazioni, per far sì che, attorno al tema della salute mentale si formi un dialogo serio, che consenta un cambiamento prima culturale e poi sociale.
Il consiglio è di evitare le auto-diagnosi: non convincersi immediatamente che le cose stiano così e darsi la possibilità di indagare. Ma non sui social, dove il pericolo è quello di trovarsi inondati di contenuti simili tra loro a causa degli algoritmi, bensì rivolgendosi a professionisti del settore, in grado di indirizzare verso la giusta comprensione del disagio provato!
Dott.ssa Alessia Cuccurullo